La passione di Daigo per il violoncello è molto forte ma quando l’orchestra in cui lavora si scioglie, è costretto a lasciare Tokyo per tornare al suo paese d’origine, alla ricerca di un nuovo impiego. Un annuncio poco chiaro e un ingannevole gioco di parole lo conducono in un’agenzia dov’è chiamato ad “assistere alle partenze”. O meglio, alle “dipartite”. Il responsabile dell’agenzia di pompe funebri lo arruola all’istante e ben presto Daigo si confronta con il nokanshi, cerimonia giapponese della deposizione. Un rito carico di grazia, dove il corpo dei cadaveri, attraverso piccoli gesti e movimenti lenti, viene lavato, profumato e vestito prima del passaggio all’aldilà. Combattuto tra un impiego agli occhi di tutti disgustoso e la necessità di lavorare, il protagonista scopre lentamente i suoi limiti e fa i conti con il proprio passato. Il rapporto con un padre assente, l’amore incontenibile per la madre e la difesa del valore intrinseco dell’esistenza sono i temi chiave attorno ai quali ruota il lungometraggio. Premio Oscar nel 2008 come Miglior film straniero, Premio del pubblico al Far East Film Festival 2009, “Departures” è un inno alla vita, che sfugge ad ogni deriva macabra e, tra stupore e curiosità, strappa pure un sorriso.